mercoledì 18 agosto 2010

martedì 15 giugno 2010

LA MASCHERA DI AGAMENNONE

La Maschera di Agamennone è una maschera funebre in lamina d'oro rinvenuta nel 1876 a Micene da Heinrich Schliemann. È attualmente conservata nel Museo Nazionale Archeologico di Atene.
Fu scoperta dall'archeologo tedesco sul volto di un corpo trovato nella tomba V. Schliemann credette di aver scoperto i resti del leggendario re archeo Agamennone, da qui il nome. Benché le recenti ricerche archeologiche abbiano stabilito che la maschera si situa fra il 1550 ed il 1500 a.C., periodo molto anteriore a quello in cui si crede sia vissuto il re, il nome con cui è nota la maschera è rimasto. Lo studioso americano William M. Calder III, circa trenta anni fa, ha confutato l' originalità della maschera, sarebbe un falso commissionato dallo stesso Schliemann, tesi ribadita recentemente da David A. Traill, con un articolo su "Archaeolology".
Quando un sovrano moriva, la salma veniva vestita con abiti regali e il volto coperto con una maschera d'oro come questa, proveniente dalle tombe reali di Micene. Realizzata con una sottile lamina d'oro, essa rappresenta le fattezze di un anziano principe guerriero (Agamennone).

IL SALTO DEL TORO

Il gioco con il toro è un affresco del Palazzo di Cnosso che evidenzia lo stile della pittura cretese. È conservato nel Museo Archeologico di Iraklio.Si tratta di un affrasco risalente al periodo della civiltà minoica detto "neopalaziale" (1700-1450 a.C. circa), che rappresenta due fanciulle (di colore più chiaro) e un giovinetto (più scuro) che compie un'evoluzione acrobatica sul dorso di un toro.La composizione è quasi perfettamente simmetrica. I colori (blu, bianco e ocra) sono prevalentemente simbolici (per esempio le donne sono convenzionalmente dipinte in bianco e l'uomo in color ocra) e sono stesi in modo piatto e privo di intenti realistici: la luce non proviene da una fonte ben definita e le figure sono rese senza profondità e volume. La resa del movimento, suggerita dalle linee di contorno, morbide e ondulate, di colore nero, è accentuata dalla posizione dei personaggi raffigurati. La concezione dello spazio è più visibile dell'arte egizia.Più comunemente si parla di taurocatàpsie, dal greco ταῦρος, tâuros ("toro") e καθάπτειν katháptein ("afferrare").La tecnica pittorica più diffusa presso i cretesi era l'affresco e quasi tutti gli ambienti del palazzo di Minosse a Cnosso erano stupendamente decorati con affreschi dai colori vivaci e dalle linee morbide. Uno dei temi più ricorrenti era la rappresentazione di un gioco atletico assai pericoloso: il salto del toro. Esso consisteva nell' aggrapparsi alle corna di un toro mentre questo caricava, cercando di saltare sopra la testa. Per i Cretesi il toro era il simbolo della forza generatrice e per questo considerato sacro. Al termine della competizione il toro veniva sacrificato e il suo sangue sparso per terra. Nell'affresco si può osservare il volteggio dell'atleta sull'imponente mole del toro. L'uomo è dipinto con la pelle scura, mentre le figure ai lati, due donne, sono raffigurate convenzionalmente con la pelle chiara.







mercoledì 2 giugno 2010

domenica 16 maggio 2010